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Libia/2. Ecco che cosa ho chiesto al pres. del Cons. Paolo Guzzanti

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Il deputato liberale, tornato nella maggioranza, offre in anteprima al “suo” giornale della politica italiana il testo dell’interrogazione che rivolgerà oggi al presidente del Consiglio sulla (mancata) reazione del governo alla «sanguinosa repressione» perpetrata dalla dittatura libica nei confronti del suo popolo in rivolta. Guzzanti, sia pure dall’interno del gruppo di Iniziativa responsabile, non fa sconti a nessuno. di PAOLO GUZZANTI

Nella foto, Paolo Guzzanti

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di PAOLO GUZZANTI

Primo atto politico: ecco l’interrogazione da me presentata contro Gheddafi e in cui chiedo spiegazioni al presidente del Consiglio dei ministri sull’atteggiamento “comprensivo” del governo italiano nei confronti del feroce dittatore libico e della sua sanguinosa repressione.

ECCO IL TESTO INTEGRALE DELL’INTERROGAZIONE CHE SARA’ PRESENTATA OGGI LUNEDI’ 20 FEBBRAIO al presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi.

Premesso che

- In Libia, il governo del colonnello Muammar Gheddafi sta reprimendo con estrema violenza manifestazioni di piazza che rivendicano una libertà negata da 41 anni da un regime poliziesco arrivato al potere grazie a un colpo di Stato militare;
- I morti causati dalla repressione governativa sarebbero, secondo le fonti, fra i 200 e i 260 e i feriti fra i 700 e i mille. L’incertezza sui numeri dipende dal divieto, imposto dal regime, ai giornalisti stranieri di operare in Libia. Inoltre, anche internet è stato oscurato.
- Le truppe speciali del colonnello Gheddafi, appoggiate da unità di mercenari africani, avrebbero aperto il fuoco sui civili. Cecchini al servizio del regime avrebbero persino sparato su un corteo funebre. Sarebbero state impiegate contro il popolo libico armi pesanti, anticarro e razzi Rpg.
- Nazioni amiche e alleate dell’Italia, nell’Unione Europea e nella Nato, hanno chiaramente condannato la macelleria libica: il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si è espresso contro la violenza della repressione; la Francia di Nicolas Sarkozy, anch’essa come l’Italia in buoni rapporti con la Libia, ha smesso di esportare verso Tripoli “materiale di sicurezza”, cioè impiegabile da forze armate e polizia; il ministro degli Affari Esteri di Gran Bretagna William Hague ha dichiarato “Condanno le violenze in Libia, incluso l’utilizzo di armi pesanti e cecchini”.
- L’Italia è il principale partner economico della Libia, non solo nel settore del petrolio e del gas, ma anche con imprese come Finmeccanica, Telecom, Enel, Tecnimont, Impregilo eccetera.

Per sapere
- Quali iniziative il governo della Repubblica italiana intenda assumere per comunicare a Tripoli il disgusto dell’Italia davanti a un regime che impiega persino mercenari stranieri per massacrare il proprio popolo.
- Quali iniziative il governo della Repubblica italiana intenda assumere, sulla falsariga di quello francese, per quantomeno limitare la cooperazione militare ed economica con il governo della Giamairia libica.
- Se invece il governo della Repubblica italiana preferisca continuare ad avere buoni rapporti politici con un regime che fa sparare sul suo popolo; un popolo che non ha mai avuto il privilegio di partecipare a libere elezioni e che, comprensibilmente, comincia ad averne abbastanza, esattamente come i popoli tunisino ed egiziano. Perché ci si compiace delle rivoluzioni di Tunisi e del Cairo, ma per quanto riguarda Tripoli si preferisce “non disturbare”?

PAOLO GUZZANTI


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